L'ultima neve d'inverno by Stina Jackson

L'ultima neve d'inverno by Stina Jackson

autore:Stina Jackson [Jackson, Stina]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: ebook
editore: Longanesi
pubblicato: 2022-02-04T23:00:00+00:00


Vidar se n’era andato, era morto. Le parole le risuonavano all’orecchio, ma non riuscivano ad attecchire. La luna splendeva sopra il bosco, e Liv si sorprese a scrutare il muro di alberi, aspettandosi che lui facesse ritorno. Riusciva a vederlo laggiù, tra le ombre oltre il viso serio dei poliziotti, che le sorrideva.

«Volete che chiamiamo qualcuno?» chiese Hassan. «Un amico, un parente?»

«Non abbiamo nessun altro. Siamo solo noi.»

Liv si accorse che la risposta lo rattristava, che provava pena per loro. Lentamente, con voce controllata, Hassan spiegò come intendevano procedere: dovevano individuare la scena del crimine, e ricostruire l’ultimo giorno di Vidar. Liv annuiva, provando a nascondere il caos che aveva nella testa, il turbinio confuso dei pensieri. Quando Simon andò in bagno non le rimase nulla cui aggrapparsi, il pavimento sotto i suoi piedi fu attraversato da una serie di onde, il tavolo di pino fu trasportato alla deriva. Guardò Hassan e il suo collega, si sforzò di annuire a ogni loro affermazione, perché non notassero la confusione che imperversava in lei.

Non poteva dire che non gli credeva, che si aspettava di vederlo comparire sulla soglia da un momento all’altro. Provò a ripescare dalla memoria il ricordo delle fattorie di Gråträsk, quella di Henrik il Grosso e quella dei Granlund – gli ultimi rimasti –, ma per quanto si sforzasse non riusciva a capire per quale ragione Vidar si fosse spinto fin là. Il suo sguardo si posò sul sorbo, e credette di vedere un cappio oscillare al vento.

«Si è impiccato?» chiese mentre Simon era ancora in bagno.

Hassan scosse il capo.

«Come ho detto, non si è trattato di una morte volontaria.»

Liv sentì la sua risposta, ma non riuscì ad accettarla. Non voleva.

«Mia madre si è impiccata», disse con un cenno verso il sorbo e i suoi rami tesi al cielo stellato.

Hassan seguì il suo sguardo, ma Liv si accorse che non capiva. Era troppo giovane: all’epoca non era ancora nato. Era la notte di Valpurga quando Kristina Björnlund si era impiccata al sorbo. Liv non riusciva a ricordarla, eppure ne conservava l’immagine impressa a fuoco dentro di sé. L’abito da sposa che sfiorava la neve e le foglie marce. Il vento che le afferrava e sollevava i lunghi capelli scuri. Tutte le volte in cui aveva desiderato che fosse stato Vidar ad andarsene e non sua madre.

Simon rimase in bagno a lungo. Hassan le chiese se vi conservassero delle medicine, qualcosa che potesse essere pericoloso. Liv scosse il capo.

«Vuole restare solo per piangere.»

Vidar non sopportava che un maschio piangesse. Già da piccolo Simon aveva imparato a nascondersi appena sentiva affiorare le lacrime. Ma questo Liv non lo disse. I poliziotti erano convinti che fosse una svitata. Coglieva un barlume di preoccupazione nei loro occhi, il timore che non capisse. Vidar non si era impiccato. Non si trattava di un suicidio. Qualcuno l’aveva ammazzato. Con un brivido, iniziò ad accettare la verità.

«Voglio vederlo», disse infine. «È possibile?»

*

La volante passò davanti alla vetrina, scivolò tra le pompe e si fermò. Liam si guardò attorno, cercando una rapida via di fuga.



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